Anche nei teatri, per merito dell’attrice Patrizia Bollini e di Eugenio Sideri, si parla di ciclismo.
Ecco gli appuntamenti:
Di nuovo in scena la straordinaria vita di Alfonsina Strada, ecco le prossime ‘tappe’ di “Finisce per A”:
– 24 febbraio 2016, Ravenna – Teatro Rasi;
– 27 febbraio 2016, Fabbrico (Reggio Emilia) – Teatro Pedrazzoli;
– 8 marzo 2016, San Marino – Teatro Titano
“Tratto da www.eugeniosideri.com“
Soliloquio tra Alfonsina Strada, unica donna al Giro d’Italia del 1924, e Gesù.
un progetto di Eugenio Sideri
Alfonsina pedala, pedala veloce sulla sua bicicletta. Poco importa se i capelli non sono lunghi e vaporosi ma corti, “alla maschietto”… Poco importa se le gambe non sono lisce e snelle, ma tozze e muscolose… Poco importa se tutti la prendono per “matta”… Poco importa se viene vista come un fenomeno da baraccone… Lei corre, sulla sua bicicletta, e pedala pedala pedala.
Facile a dirsi, oggi, di una donna che corre in bicicletta, ma meno facile 84 anni fa, precisamente nel 1924, quando Alfonsina Morini, maritata Strada, si iscrive e partecipa al Giro d’Italia. Prima ed unica donna a farlo, in quel tempo. Uno scandalo, per quella “corriditrice” che tutti credevano volesse sfidare gli uomini, ‘i maschi’. Ma Alfonsina voleva solo volare sulle ruote, correre nel vento, arrampicarsi per le montagne. E “il diavolo in gonnella” lo fece. Per tutta la vita, perché per tutta la vita la sua grande passione per le due ruote continuò. Da morirne, a cavallo, a 68 anni, della sua fiammante Guzzi 500 che quel giorno non voleva proprio partire e Alfonsina, determinata e testarda come sempre, non si dava proprio per vinta, e anche quella volta aveva rifiutato gentilmente l’aiuto e spingeva spingeva sulla pedivella per far ripartire la moto, spingeva così forte che si accasciò, sulla sua rombante due ruote, e lì rimase priva di vita, colpita da un infarto. Quando Patrizia mi ha parlato, per la prima volta di Alfonsina, le ho visto gli occhi luccicare. Io sono un uomo, un ‘maschio’, e credo che non potrò mai capire fino in fondo cosa possa significare per una donna, specie in quegli anni, affrontare la società –seppur sportiva- dei ‘maschi’. E così ho provato a salire anche io sulla bicicletta delle parole, e a ripercorrere, insieme a Alfonsina, il suo Giro d’Italia e le sue successive mirabolanti imprese che ne fecero un’eroina del tempo. E ho provato ad immaginare questa ragazza che, nella solitudine delle salite o nelle lunghe traversate delle pianure afose sulle strade sterrate, pedalasse e parlasse…parlasse per non sentire la fatica, per non ascoltare chi la osteggiava, per non smollare mai…ecco, avviasse un dialogo con Gesù.
Si tratta di un Gesù nei ricordi del Catechismo, un Gesù che sta nel Cielo e nella Terra, nelle cose che la circondano, nel vento che le sbatte contro, nella pioggia che le serra gli occhi, nel sole che la acceca…un Gesù che, come lei, è stato condannato dalla legge dei ‘maschi’. Non si tratta di una preghiera, ma di un vero e proprio soliloquio, parole dette nella mente, raccolte nelle gambe e animate dal respiro, affaticato ma felice, di chi non si è mai voluto arrendere. Patrizia Bollini dà voce e corpo a questa incredibile pioniera dello sport femminile, meno nota della coetanea Ondina Valla, ma altrettanto importante nella storia dell’emancipazione sportiva –e sociale- delle Donne. Patrizia-Alfonsina si racconta, parlando con Gesù, attraverso una Via Crucis in bicicletta, attraverso le lunghe e faticosissime tappe del Giro d’Italia del 1924, e delle altre imprese, dando voce alle storie, agli aneddoti ma pure dando voce al primo marito –recluso e morto in manicomio- e alla madre, Virginia, massaia analfabeta della Bassa Emilia, madre di altri otto figli. Un avvincente monologo tra sudore e stati d’animo semplici e generosi.
Ecco la pagina facebook dell’evento FINISCE PER A. ALFONSINA STRADA